PERCHÈ NON POTEVAMO MANCARE.
Connect and Act, scritta bianca in campo viola, campeggiava un po’ dovunque tra il 3 e il 6 novembre scorso all’Aia. È stato il claim della 3rd Word Conference of Women’s Shelters ed era bello leggerlo sulle borse delle sconosciute sui mezzi pubblici o per la strada, ti dava un senso di appartenenza, la consapevolezza di essere lì tutte per la stessa ragione: contrastare la violenza contro le donne e i loro figli in tutto il Mondo.
Siamo giunte alla terza edizione di questo incontro globale ideato, organizzato e promosso dal Global Network of Women’s Shelters, e molti passi sono stati fatti ciò non toglie però che la violenza contro donne e bambini sia ancora diffusa su larghissima scala, forse il più esteso crimine contro l’umanità di tutti i tempi, come si legge anche sul sito della Conferenza. Per questo è necessario incontrarsi, giungere da diverse latitudini con il proprio bagaglio di conoscenza e professionalità per condividerlo con altre donne che stanno percorrendo la nostra stessa strada in altri luoghi, un modo per scambiare opinioni, esperienze dirette e esperimenti virtuosi da esportare. Un modo per crescere come individui e come donne impegnate nel contrasto alla violenza di genere. A L’Aia sono confluite oltre 1000 persone, per la stragrande maggioranza donne con qualche eccezione maschile, tra avvocati e attivisti, in rappresentanza di 115 Paesi per sollevare un appello comune a governi, agenzie delle Nazioni Unite, organizzazioni internazionali, privati e società civile, acciocché si adottino misure urgenti ed efficaci per prevenire e porre fine alla violenza contro donne e bambini. Cooperare è essenziale per un approccio efficace al contrasto della violenza contro le donne.
Nelle quattro giornate della Conferenza si è affrontata una pluralità di temi che hanno permesso una visione globale non solo delle difficoltà da affrontare ma anche dei risultati ottenuti in questi anni, tra questi la preoccupazione per le forme di violenza ancora poco esplorate ma in rapida crescita come quella perpetrata attraverso internet. Nel contempo si è anche parlato delle tante possibilità offerte da questo strumento per emanciparsi da contesti violenti grazie alla possibilità di mantenere contatti con l’esterno e salvaguardarsi dall’isolamento, il più grande nemico di chi vive in un contesto prevaricante. La rete può infatti essere uno strumento impareggiabile per confrontarsi con altre realtà, trovare un lavoro o scoprire quali alternative vengono offerte per sfuggire da una situazione altamente rischiosa. Altro tema importante è quello legato al principio di autodeterminazione che passa inevitabilmente dall’indipendenza economica delle donne sopravvissute. L’istruzione e l’indipendenza economica offrono, infatti, il mezzo migliore per prevenire la violenza di genere, molte donne non possono esercitare i propri diritti e quindi sono escluse dalla partecipazione alla vita sociale ed economica. Si può prevenire la violenza con soluzioni sostenibili per le donne, esempi concreti che testimoniano quanto sia importante focalizzare l’attenzione sui punti di forza e la partecipazione delle donne all’economia.
Le forme di violenza di genere sono numerose e riguardano anche la tratta di donne e minori, la mutilazione genitale femminile, il matrimonio forzato e lo stupro di guerra nelle aree di conflitto. Le donne migranti sono particolarmente vulnerabili in quanto spesso prive di una rete affettiva, di risorse e di sostegno, per loro diventa quindi vitale poter contare sui centri antiviolenza come luogo di rifugio e di aiuto all’ottenimento di documenti, lavoro, studio della lingua e supporto per le esigenze di eventuali figli. La natura transfrontaliera della violenza di genere impone azioni di contrasto comuni e condivise attraverso gli strumenti offerti dalla cooperazione internazionale, dall’interconnessione e comunicazione tra i CAV, oltre alla necessità di adottare e applicare una legislazione comune.
La Conferenza Mondiale dei Centri antiviolenza per le donne non è un evento isolato. È parte della strategia a lungo termine della Rete Globale dei CAV, che avvicina le donne di tutto il mondo. Il rafforzamento, la conservazione e l’espansione della rete esistente sono stati al centro della scena sia durante la fase di preparazione che durante la Conferenza Mondiale che ha rappresentato un forum unico per le reti regionali e speciali come quella internazionale dei centri antiviolenza per le donne indigene. Unire le forze a livello regionale permette di influenzare l’allineamento legislativo. Anche se ci sono ottimi esempi di legislazione internazionale e nazionale, l’attuazione è un problema in molti Paesi. I CAV devono essere in grado di connettersi e scambiare strategie per implementare l’attuazione normativa nel loro territorio. Anche questo è stato oggetto degli scambi di esperienze tra nazioni che si è avuta in questi giorni, sono state presentate forme più o meno sperimentali di interazione tra le case rifugio, le forze dell’ordine e i servizi sociali per mettere in sicurezza le donne vittime di violenza e allontanare in modo rapido e efficace gli uomini da cui la subivano.
Nonostante la grande richiesta di accoglienza, i CAV faticano a esistere in molti Stati, necessitano di finanziamenti per assumere e mantenere il personale specializzato, per tutte le attività di sensibilizzazione e per garantire la sostenibilità organizzativa. Inoltre la mancanza di raccolta e analisi dei dati e dei servizi offerti a donne e minori dopo l’uscita dai CAV rende difficile valutare l’efficacia delle politiche a tutti i livelli. Per risolvere questo problema è auspicabile creare delle partnership tra le autorità locali e nazionali, le fondazioni private, le organizzazioni della società civile e le aziende al fine di permettere la sostenibilità finanziaria dei CAV. Tutto questo non può avvenire senza un lavoro politico di sensibilizzazione di tutti i livelli della società su scala globale.
Sono stati giorni ricchi di emozioni, carichi di condivisione, che hanno permesso a tutte le persone che vi hanno partecipato di aumentare il proprio bagaglio di conoscenza e preparazione con una rapidità impensabile in altri contesti. Ora rimbocchiamoci le maniche in attesa della prossima Conferenza Mondiale, molto abbiamo ancora da imparare e qualcosa anche da insegnare.