Nelle motivazioni si legge che la donna non avrebbe «tradito quella emotività che pur doveva suscitare in lei la violazione della sua persona», che la vittima «non grida, non urla, non piange e pare abbia continuato il turno dopo gli abusi», la donna non «riferisce di sensazioni o condotte molto spesso riscontrabili in racconti di abuso sessuale, sensazioni di sporco, test di gravidanza, dolori in qualche parte del corpo». La vittima, infine, racconta di aver provato disgusto, «ma non sa spiegare in cosa consisteva questo malessere».
Queste le preoccupanti motivazioni alla base della sentenza che ci ha lasciate senza parole e ci ha indignate profondamente: ancora una volta nei Tribunali le donne che denunciano le violenze non vengono credute, sono le donne ad essere imputate e messe sotto la lente d’ingrandimento per le loro abitudini e gli stili di vita. Parliamo di procedimenti nei quali nella maggior parte dei casi non ci sono testimoni, non ci sono referti medici, ma solo la versione delle donne che a fatica e con tante difficoltà riescono a raccontare episodi intimi, privati ed estremamente dolorosi.
E’ necessario che nei Tribunali i processi per stupro e maltrattamenti vengano affrontati diversamente, è necessario che quando la Magistratura si occupa di violenza di genere sia consapevole della precisa responsabilità politica e sociale che ha nel giudicare. Trattare i casi di violenza senza il giusto approccio comporta la riproposizione di un modello che deresponsabilizza e giustifica l’autore del reato e colpevolizza la parte offesa che invece chiede solo giustizia, non solo per sé stessa, ma per tutte le donne che ogni giorno sopravvivono alla violenza.
E’ per questo Giorno 12 aprile alle ore 12:00 saremo sotto il Tribunale di Perugia in via XIV Settembre e chiederemo giustizia per Laura che non ha urlato, per Raffaella che non ha denunciato e per tutte le altre donne che ogni giorno lottano e sopravvivono alla violenza.
Non Una di Meno Perugia