ATTIVITA’ CENTRO ANTIVIOLENZA DI PERUGIA A RISCHIO CHIUSURA
Le donne del territorio perugino rischiano di rimanere senza supporto. Ancora silenzio dalle Istituzioni.
Dal 06.04.2021 il Centro antiviolenza “Catia Doriana Bellini” e le sue strutture di ospitalità si vede costretto a interrompere le attività e a chiudere i servizi di accoglienza e ospitalità. Ciò implicherà la sospensione delle attività consuete dei centri antiviolenza, sia per quanto riguarda le donne accolte e i loro percorsi, sia per le donne e i loro minori che sono attualmente ospiti nelle strutture.
Il centro antiviolenza residenziale di Perugia ha accolto più di 260 donne nell’anno 2020, e circa 50 donne per l’anno 2021.
il 5 Marzo 2021 è scaduta la convenzione che permetteva la prosecuzione della gestione dopo la fine del progetto del 31.12.2020. Questo ha determinato la prosecuzione nella totale precarietà economica e progettuale che ad oggi diviene insostenibile.
L’Associazione Libera…Mente Donna ets non ha i fondi necessari per poter far fronte alle spese legate alla gestione delle strutture e alla retribuzione delle operatrici, che si sono autoridotte l’orario di lavoro per continuare le attività di accoglienza e di ospitalità del Centro Antiviolenza Catia Doriana Bellini e non abbandonare i percorsi di uscita dalla violenza delle donne, facendo ricorso ad una grande mole di volontariato delle socie operatrici dell’Associazione stessa.
Pur avendo comunicato la situazione e chiesto da tempo informazioni sulle modalità di prosecuzione delle attività, il Comune di Perugia non ci ha dato alcuna risposta.
Siamo pertanto costrette ad interrompere l’accoglienza e le attività correlate all’ospitalità del Centro Antiviolenza Catia Doriana Bellini, ma alle donne vittime di violenza di genere vogliamo dire che noi continueremo ad esserci, perché i Centri Antiviolenza ci sono sempre per le donne e non ci tireremo indietro!
Alle Istituzioni invece chiediamo certezze, confronto e coerenza, perché vogliamo poter accogliere le donne in modo organizzato e con continuità. I dati fanno emergere come una donna su tre sia vittima di violenza, solo nell’anno 2021 e fino ad ora, sono state uccise 13 donne, contando una media di una donna ogni 5 giorni. I femminicidi dal 2011 sono 984 ciò dimostra come il fenomeno della violenza di genere sia poco considerato e che siano del tutto insufficienti gli investimenti messi in atto con discontinuità e mancanza di certezza. La Convenzione di Istanbul dichiara che i Centri Antiviolenza, rappresentano la principale organizzazione, a livello europeo, attualmente impegnata nell’azione di contrasto alla violenza di genere, mentre le Case rifugio, spesso ad indirizzo segreto, ospitano le donne ed i loro figli minorenni per un periodo di emergenza.
Abbiamo messo tutte le nostre risorse per la prosecuzione dell’accoglienza e dell’ospitalità del Centro Antiviolenza Catia Doriana Bellini, unico Centro Antiviolenza con residenzialità nel territorio della provincia di Perugia, che dal 2014 ad oggi ha accolto oltre 1800 donne e ospitato 152 donne ospiti e 164 minori.
Proprio perché la missione dell’associazione rimane tutta volta al contrasto della violenza di genere, in tutte le sue forme ed infinite sfaccettature, non siamo assolutamente intenzionate a tacere! Denunciamo l’assoluta precarietà in cui versa il Centro Antiviolenza Catia Doriana Bellini, come tutti gli altri centri, destinatario di fondi in modo discontinuo e senza la possibilità di programmare a lungo termine le proprie attività.
Ricordiamo che i Centri Antiviolenza sono ritenuti servizi essenziali, in particolare in questo momento emergenziale. La pandemia ha determinato un’ esasperazione delle situazioni di violenza già in atto, tale da far aumentare le necessità di ospitalità e accoglienza per donne vittime di violenza. I Centri Antiviolenza sono rimasti sempre aperti e le operatrici in prima linea, ma non hanno ricevuto né quella stabilità economica che sarebbe stata ovvia, né tantomeno sono state inserite in protocolli di prevenzione attraverso tamponi periodici, né nel piano vaccinale.
Siamo qui a chiedere che l’applicazione della Convenzione di Istanbul non resti su carta, né su protocolli firmati ma non attuati, ma che sia concretamente realizzato un piano finanziario che permetta al Centro Antiviolenza Catia Doriana Bellini di sopravvivere e a tutti i Centri Antiviolenza di programmare le proprie attività a lungo termine, anche con un intervento degli Enti locali nei confronti delle determinazioni nazionali. Quello che non può più essere tollerato è il silenzio assordante rotto solamente da spot e proclami per il 25 novembre e l’8 marzo.