Ecco la forza dei Centri Antiviolenza: a seguito del comunicato stampa con il quale si chiedeva l’introduzione nel decreto attuativo del Jobs Act – D.lgs. 80/2015 – del congedo per le donne vittime di violenza che intraprendono percorsi di protezione, l’Inps ha pubblicato il giorno dopo la diffusione del comunicato la circolare (n. 65 del 16.04.2016) con la quale si rende concreta la possibilità per le donne che subiscono violenza di astenersi dal lavoro per un periodo massimo di tre mesi.
I diritti delle donne hanno bisogno di essere difesi e noi siamo in prima linea!!!
Questo il nostro comunicato
Jobs act: Manca la circolare Inps, le donne che subiscono violenza restano senza tutela.
Roma, 14 apr – Ancora nessuna tutela per le donne vittime di violenza, nonostante l’introduzione nel decreto attuativo del Jobs Act – D.lgs. 80/2015 – del congedo per le donne vittime di violenza che intraprendono percorsi di protezione
La legge prevede per le lavoratrici dipendenti sia pubbliche che private, e per le collaboratrici a progetto, inserite in percorsi di protezione relativi alla violenza di genere, il diritto di astenersi dal lavoro per motivi connessi al loro percorso di protezione per un periodo massimo di tre mesi.
Dopo otto mesi dall’entrata in vigore del decreto tale diritto è ancora scritto sulla carta ma non è esigibile.
La responsabilità della mancata esigibilità ricade interamente sull’Inps nazionale, che non ha ancora emanato in proposito la circolare applicativa. Il fatto, già grave in sé, lo è ancor di più considerato il carattere sperimentale triennale e non strutturale del provvedimento.
L’obiettivo che si prefigge la norma è quello di sostenere le donne non soltanto in termini di sicurezza individuale, ma anche sotto il profilo dell’indipendenza economica, riconoscendo loro il diritto a tre mesi di astensione retribuita dal lavoro.
Le lavoratrici che subiscono violenza hanno diritto ad astenersi dal lavoro per un periodo di tre mesi, anche non continuativo, interamente retribuito. È anche prevista la possibilità di trasformare il rapporto di lavoro da tempo pieno a part-time, nonché l’opportunità di essere nuovamente trasformato, a seconda delle esigenze della lavoratrice, in rapporto di lavoro a tempo pieno.
Il Decreto dà anche la facoltà alle collaboratrici a progetto di sospendere il rapporto contrattuale per motivi connessi allo svolgimento dei suddetti percorsi di protezione.
Questi ritardi nell’applicazione sono estremamente gravi, perché l’esposizione alla violenza è legata anche alle condizioni occupazionali ed economiche, peggiorate con la crisi, e la mancanza di un lavoro e di un reddito impedisce di recidere il legame con mariti, compagni o familiari violenti.
Il contrasto alla violenza di genere passa anche da qui. I dati sulle donne che subiscono o hanno subito violenza nel nostro Paese sono drammatici: quasi 7 milioni, un terzo della popolazione femminile tra i 16 e i 70 anni. Contrastare questo gravissimo fenomeno è doveroso, a partire dalla applicazioni delle leggi. Troppo spesso il Governo ha propagandato azioni a vantaggio delle donne che poi sono rimaste lettera morta.
Roma, 14 aprile 2016