Il ddl 735, cosiddetto Pillon, sulla riforma dell’affido dei minori in caso di separazione va ritirato perchè non è emendabile: questa la conclusione a cui è giunta la maggioranza delle persone competenti in materia (in molti ambiti: psicologi, avvocatura, magistratura, etc..). Rappresenta una inaccettabile intrusione nella vita privata dei cittadini e delle cittadine, considera i minori come “pacchi postali”, non riconosce la violenza assistita, non legge gli effetti della violenza endofamiliare e non tutela i minori vittime di violenza. Impone la mediazione in tutti i casi di separazione in cui siano coinvolti i minori, in netta contrapposizione con quanto previsto dall’art. 48 della Convenzione di Instanbul; introduce la Sindrome di Alienazione Parentale (PAS) nonostante il non riconoscimento di tale invenzione, perché di questo si tratta, da parte del Ministero della Salute e dell’Istituto superiore di Sanità. Non considera nemmeno la completa sconfessione di una qualsiasi dignità scientifica da parte della Cassazione, sez. I, sentenza 20 marzo 2013 n. 7041, che afferma: “Di certo non può ritenersi che, soprattutto in ambito giudiziario, possano adottarsi delle soluzioni prive del necessario conforto scientifico, come tali potenzialmente produttive di danni ancor più gravi di quelli che le teorie ad esse sottese, non prudentemente e rigorosamente verificate, pretendono di scongiurare”. Gli artt. 17 e 18 del DDL 735 prevedono che il bambino quando non vuole stare con uno dei due genitori (manifesti rifiuto, alienazione, estraniazione) sia allontanato dalla sua casa, collocato presso l’altro genitore o inviato in una “apposita struttura specializzata” (casa famiglia).
Inoltre il DDL impone l’affido condiviso con tempi previsti paritari e doppia residenza o doppio domicilio dei figli e conseguentemente un doppio tenore di vita (grazie alla previsione del mantenimento diretto e dell’abolizione dell’assegno di mantenimento al coniuge economicamente più debole): la disposizione non tiene conto dei singoli casi, delle concrete situazioni familiari e dell’età del figlio, considerando così i figli alla stregua di beni materiali da spostare da un domicilio all’altro secondo i desideri dei genitori.
Il minore, anche se vittima di violenza (violenza assistita, maltrattamenti, violenza sessuale), salva diversa e discrezionale decisione del singolo Giudice, si troverà costretto, quindi, a frequentare il genitore violento, con conseguente esposizione al rischio di reiterazione di condotte violente in aperta violazione dell’art. 31 della Convenzione di Istanbul sulla “Custodia dei figli, diritti di visita e sicurezza”
E’ un DDL apertamente incostituzionale in quanto le convenzioni internazionali ratificate dal nostro Paese, come la Convenzione di New York o quella di Istanbul, in forza dell’articolo 117, comma 1 della Costituzione sono a tutti gli effetti leggi dello Stato.
E’ un DDL adulto-centrico, che non tutela in alcun modo gli interessi delle minori e dei minori, che non legge la realtà dei dati sulla violenza né in termini fattuali né di conseguenze per le vittime, ma introducendo una chiara agevolazione e tutela per il maltrattante che gode di presunzioni e norme senza dover rispondere della gravità delle condotte e dell’inadeguatezza genitoriale che caratterizza chi esercita violenza. in famiglia.
Non ci fermeremo, continueremo a lottare per i diritti delle donne e per la tutela di bambine e bambini: IN UN PAESE CIVILE, IN UNO STATO DI DIRITTO IL DDL PILLON VA SOLO RITIRATO, CANCELLATO E DIMENTICATO, INSIEME A TUTTE QUELLE PROPOSTE DI LEGGE CHE CON ESSO COSTITUISCONO TASSELLI DI UN UNICO DISEGNO VOLTO A COLPIRE I DIRITTI DELLE DONNE E LE TUTELE DEI MINORI INCREMENTANDO IL SISTEMA PATRIARCALE E RAFFORZANDO DISCRIMINAZIONI E DISUGUAGLIANZA SOCIALE.