Omicidio Presta: importante sentenza di primo grado

É stato condannato a trent’anni di reclusione Francesco Rosi, l’uomo che nel novembre del 2015 uccise a fucilate la moglie Raffaella Presta alla presenza del figlio di soli 8 anni.
É stato un processo difficile e faticoso, per i familiari di Raffaella, sempre presenti durante le udienze e anche per noi di Libera…Mente Donna che abbiamo deciso di costituirci parte civile.
 
La costituzione di parte civile dell’associazione che gestisce i due Centri Antiviolenza di Perugia e Terni, ha rappresentato un’azione simbolica di forte impatto politico. Attraverso la partecipazione processuale abbiamo voluto sottolineare in aula, in sede di discussione, la natura sessista della violenza subita da Raffaella e abbiamo sentito la necessità di richiamare l’attenzione sulla dimensione sociale della violenza degli uomini contro le donne, che non può essere ridotta a mero fatto di cronaca, ma merita di essere affrontata come una questione di natura politica e culturale.ella e abbiamo sentito la necessità di richiamare l’attenzione sulla dimensione sociale della violenza degli uomini contro le donne, che non può essere ridotta a mero fatto di cronaca, ma merita di essere affrontata come una questione di natura politica e culturale.
 
É per questo che il risarcimento economico riconosciuto alle associazioni è particolarmente significativo: non solo tiene conto dei costi sociali della violenza, ma stanzia delle preziose risorse economiche che verranno utilizzate per sostenere le donne vittime di violenza.
 
Durante il processo abbiamo ascoltato giudizi morali su Raffaella, la sua vita privata è stata messa sotto una lente d’ingrandimento, abbiamo ascoltato le false “giustificazioni” di un assassino e visto colpevolizzare le scelte di Raffella come donna e come mamma.
 
Oggi è un giorno importante perchè, in parte (dato che non è stata riconosciuta la premeditazione), è stata restituita verità storica a quanto accaduto il 25 novembre del 2015, quasi beffardamente mentre si svolgeva la giornata internazionale contro la violenza sulle donne: Franceso Rosi è colpevole.
Colpevole non di un omicidio, ma di un femminicidio ovvero una pratica personale o sociale violenta fisicamente o psicologicamente che attenta alla integrità, alla salute, alla libertà o alla vita della donna, col fine di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla sottomissione e alla morte. Non ci stancheremo mai di ripetere che il femminicidio è un fatto sociale: la donna viene uccisa in quanto donna, perché non accetta di ricoprire il ruolo che l’uomo o la società vorrebbero impersonasse.
 
E questo è quello che ha fatto Francesco Rosi, prima ha tentato di sottomettere Raffaella, di decidere e di scegliere al suo posto, quando ha capito che non poteva trattarla come un oggetto di sua proprietà perchè Raffaella era una donna forte, libera ed indipendenete, l’ha uccisa lucidamente, con due colpi di fucile alle spalle.
 
Non possiamo dire che giustizia è fatta, ma possiamo pensare che condanne di questa portata possano rappresentare un segnale da parte dello Stato nei confronti degli uomini che continuano ad agire violenza sulle donne.
 
Associazione Libera…Mente Donna