Il 12 giugno la giunta regionale ha deciso di abrogare la delibera con cui si permetteva agli ospedali umbri di organizzare con day – hospital il servizio per la interruzione volontaria di gravidanza farmacologica, perché, si è detto, sarebbe un “aborto a domicilio”.
Diciamo chiaramente che questa grave decisione è un pretesto ideologico che ha come obiettivo, ancora una volta, quello di rastrellare consensi umiliando le donne, limitando la loro autodeterminazione e la possibilità di avvalersi delle nuove scoperte della farmacologia, che permettono tecniche di intervento meno invasive ed in piena sicurezza per la salute.
Eliminata la possibilità di scelta del day – hospital, si vuole imporre un ricovero in regime ordinario per l’assunzione della pillola anche quando il quadro clinico della donna consentirebbe la sua dimissione in piena sicurezza, mortificando anche i medici che sarebbero gli unici abilitati a decidere le modalità dell’intervento con il consenso informato della donna, in una regione dove il day – hospital era già di per sé una chimera.
Un ricovero non necessario è una violenza gratuita che incide sul benessere psicofisico della donna, oltre a ridurre le tutele previste dalla legge 194, di cui la RU486 è applicazione, aumentando il rischio di aborti clandestini.
In un periodo come quello che abbiamo attraversato, la pandemia, le falle e le difficoltà di un sistema sanitario provato da tagli e spese inutili, le discussioni sulla necessità di garantire un diritto alla salute pieno ed effettivo a tutte e tutti i cittadini, queste dichiarazioni suonano come un intervento inutile e pretestuoso, che ci ricorda che spesso la caccia alle streghe va di pari passo con la caccia ai voti.
L’applicazione della legge 194 del 1978, mai raggiunta pienamente, è continuamente messa in discussione da attacchi come questo che vengono fatti passare per interventi a tutela delle donne. La salute e l’autodeterminazione delle donne sono continuamente messe in pericolo dalla totale assenza di politiche che intervengano a sostegno e a tutela dei loro diritti.
Denunciamo questa ennesima violenza contro le donne e non arretreremo anzi siamo ancora più determinate a lottare per il cambiamento culturale, oramai inarrestabile, e al quale i neo oscurantisti locali non potranno che adattarsi o rassegnarsi.