I Centri Antiviolenza di Perugia e Terni nascono in Umbria nel 2014 con il progetto del Dipartimento delle Pari Opportunità “Umbria Antiviolenza” sono luoghi dove le donne possono trovare accoglienza e nei casi più a rischio ospitalità, attraverso i colloqui psicosociali possono rielaborare quanto vissuto al fine di costruire una vita libera e autodeterminata lontana dalla violenza. I Centri lavorano in rete con i servizi territoriali e utilizzano una tecnica di ascolto empatico e relazionale, si costruisce con le donne una relazione di fiducia che permette loro di aprirsi e raccontare le violenze subite. La metodologia di lavoro adottata dall’equipe dei centri implica il superamento di approcci tecnici standardizzati e aprioristici a favore di un metodo che parte dal dare credito al racconto della donna e dalla fiducia costruita nella relazione. La metodologia dell’accoglienza, sviluppata nel corso degli anni e validata da tutte le principali organizzazioni internazionali che si sono occupate di intervento e di standard di qualità nell’aiuto offerto alle donne che subiscono violenza, si basa sul rafforzamento (empowerment) dell’identità della donna e sulla relazione tra donne.
Sarebbe però riduttivo considerare i Centri Antiviolenza soltanto come luoghi di accoglienza e ospitalità, sono luoghi dove si costruiscono saperi, progettualità, speranze e competenze, dove di produce cultura, dove si stipulano dei patti non solo con la donna accolta, ma con tutti i servizi territoriali, le istituzioni e con tutti i soggetti che si occupano di violenza di genere per prevenire e contrastare la violenza alle donne e fornire una corretta lettura della violenza non in ottica emergenziale, ma quale fenomeno antico e frutto di una società patriarcale.
Ad oggi l’Associazione gestisce il Centro Antiviolenza residenziale a Perugia ed a Terni lo ha fatto fino al 31.12.2021, gestisce i Centri Antiviolenza non residenziali di Città di Castello, Foligno e Gubbio.
Quali servizi offre il Centro Antiviolenza
Accoglienza telefonica H24
In genere il primo contatto avviene telefonicamente: il telefono è un mezzo molto efficace per superare il senso di vergogna connesso alla violenza e permette di rimanere anonime. È utile per individuare i bisogni e fornire le prime informazioni.
Colloqui di accoglienza e ospitalità per donne e bambini/e nei casi più a rischio
Sono finalizzati all’analisi della situazione e dei bisogni, alla strutturazione del percorso di uscita dalla violenza. L’intervento è di carattere relazionale o psico-sociale, non terapeutico e consiste in un percorso di colloqui, a cadenza periodica e di durata variabile, in base alle esigenze della donna. I colloqui di accoglienza vengono stabiliti e fissati con la donna secondo tempi e modalità condivise.; hanno l’obiettivo di aprire uno spazio alla donna per parlare di sé, per elaborare il suo vissuto di violenza e superare il danno da trauma. La metodologia prevede che ogni azione, dall’ attivazione di servizi, alle possibili denunce, separazione, o qualsiasi altra azione, venga intrapresa solo con il consenso della donna e che si lavori sempre per il suo vantaggio secondo i presupposti della protezione, della riservatezza e anonimato e del non giudizio. Alla donna non vengono offerte soluzioni precostituite, ma un sostegno specifico e informazioni adeguate, affinché possa trovare la soluzione adatta a sé e alla propria situazione. – Informazioni e consulenza legale di primo livello con le avvocate che collaborano con il Centro.
Consulenza psicologica
Nel caso in cui le operatrici con la donna ne rilevino la necessità.
Gruppi di auto aiuto
Incontri di sostegno alla genitorialità
Progetti con i/le figli/e delle donne vittime di violenza assistita
Le donne molto spesso hanno figli che a loro volta sono vittime di violenza diretta o assistita. I Centri mettono a punto dei percorsi di riparazione del danno per i bambini e per le donne come “madri”, in quanto la violenza danneggia fortemente anche la relazione madre-bambino. Molto spesso i bambini all’interno del centro fanno percorsi eccellenti di elaborazione del danno, sperimentano altri modelli di pensiero e di comportamento, stabiliscono un forte rapporto di fiducia e alleanza con la madre, unico genitore protettivo, poi subentra lo scontro con la realtà giudiziaria dove, per legge, nei casi di separazione l’affido è condiviso.. Nei casi di violenza non dovrebbe essere così; in Italia molto spesso si confonde la violenza con il conflitto e nella separazione viene contemplato l’affido congiunto al padre violento, il quale poi usa il bambino per continuare a maltrattare ed esercitare potere e controllo sull’ex partner.
Consulenze Tecniche
Consulenza legale
le avvocate di Liberamente donna offrono consulenze legali sia civili che penali per affrontare tutte le conseguenze giudiziarie che la violenza comporta.
Le case rifugio e di semi-autonomia di proprietà dei Comuni e gestite da Liberamente Donna
Le case rifugio sono dei luoghi ad indirizzo segreto dove le donne e i bambini/e possono essere ospitati, vi lavorano le operatrici dei centri antiviolenza e la metodologia di accoglienza è la stessa dei Cav.
Le case di semi-autonomia sono invece degli appartamenti dove le donne i loro figli/e possono trascorrere un periodo limitato di tempo dopo l’uscita dal Centro Antiviolenza per una migliore prosecuzione dei progetti individuali quando le donne non hanno una autonomia economica.