A seguito del comunicato con il quale annunciavamo di essere costrette alla riduzione di alcuni servizi offerti dai Centri Antiviolenza di Perugia e Terni, riteniamo opportuno chiarire che le gravi difficoltà economiche incontrate dal nostro servizio non sono imputabili a tagli di fondi o risorse inadeguate, ma a gravi ritardi nell’erogazione dei finanziamenti, che hanno costretto l’associazione Liberamente Donna a contrarre un ingente debito con un istituto bancario per garantire la prosecuzione delle attività fino ad oggi.
I finanziamenti che saranno erogati a fine agosto, come garantito dalla Presidente Marini durante l’ultimo incontro, andranno quindi a sanare in parte il debito contratto e non serviranno purtroppo a riprendere tutte le attività, né a garantire una stabilità economica ai Centri, che continuano a funzionare anche grazie al volontariato delle operatrici.
In Umbria il dialogo a livello locale con gli enti è sempre stato continuativo e, ancora durante l’ultimo incontro, la Regione e i Comuni di Terni e Perugia si sono assunti l’impegno a lavorare ad una programmazione rispetto alle risorse economiche e alla loro erogazione che permetta la continuità dei servizi.
I ritardi nel riparto del fondo nazionale non sono certo attribuibili alla Regione dell’Umbria, che ha sempre sostenuto i Centri e ha stanziato un finanziamento straordinario per il 2016, purtroppo però la situazione che si è venuta a determinare a livello nazionale, che ha visto la chiusura di importanti Centri Antiviolenza, denota una preoccupante mancanza di strategia e visione politica. Le risorse economiche, così come le politiche di prevenzione e contrasto alla violenza di genere, dovrebbero essere oggetto di una programmazione duratura nel tempo, che eviti situazioni come quella contingente e permetta ai Centri Antiviolenza di lavorare serenamente per le donne, le loro bambine e bambini.