Ieri, 2 Novembre, siamo rimaste attonite di fronte a questo nuovo terribile femicidio in cui un poliziotto ha ucciso le sue figlie e la moglie (e poi si è suicidato). Siamo attonite non solo perché la violenza di genere nel nostro paese non accenna a diminuire, ma perché siamo scandalizzate da come la stampa nazionale presenta il profilo di questo “povero uomo” individuando in termini giustificatori ipotetiche cause sociali (i debiti da gioco) per questo orribile crimine. Ma noi siamo pronte a mobilitarci. Lo facciamo, piene di entusiasmo e di energia a poca distanza dal grande “sciopero delle donne” polacche che hanno rivendicato i propri diritti sessuali e riproduttivi, lo facciamo a poca distanza di tempo dalla straordinaria mobilitazione delle argentine culminata anch’essa in uno sciopero contro la violenza sessista e patriarcale che tortura ed uccide. Saremo infatti in piazza a Roma il 26 novembre, in una grande manifestazione contro la violenza maschile sulle donne, e saremo attive nel territorio regionale per assicurare un’ampia partecipazione di donne a questa importante scadenza.
Lo faremo con la consapevolezza che occorre saper leggere la violenza maschile non solo come atto finale efferato e come azione che riguarda singoli individui ma anche con la consapevolezza che la violenza maschile sulle donne è un fatto sociale: un elemento strutturale e sistemico della nostra organizzazione sociale, politica e culturale; come tale occorre combatterlo.
Un sessismo trasversale e profondo attraversa molteplici luoghi: le case, le agenzie di comunicazione, le nostre stesse istituzioni non ne sono esenti. Nello stesso lavoro quotidiano che affrontiamo come neo-nati Centri Antiviolenza regionali (Pg -Tr), siamo ben consapevoli di questa violenza fuori e dentro le istituzioni. Anche nel territorio umbro infatti – nonostante una sensibilità politica importante che ha prodotto la nascita dei Centri ed un lavoro significativo di rete con innumerevoli enti e servizi- riscontriamo ancora difficolta’ e forme di pregiudizio se non ostruzionismo anche in alcune istituzioni danno luogo ad un’ennesima violenza, in questo caso di tipo istutuzionale: i nostri Centri sono stati addirittura fatti oggetto di minaccia esplicita da parte di maschi violenti, senza che ci sia stata una chiara ed esplicita presa di posizione in difesa del suo imprescindibile lavoro sociale, politico, culturale. Per questo vorremmo ricordare a tutt*, se non fosse abbastanza chiaro, che minacciare i Centri antiviolenza è violenza di genere!
Eppure tutto questo non ci spaventa, noi non ci faremo intimidire e il nostro lavoro è solo cominciato! Anzi vogliamo ribadire che continueremo sempre più determinate e lo faremo insieme a tutt* coloro che combattono la violenza, insieme alle donne (e non) che si apprestano a scendere nelle piazze.
Per costruire la grande manifestazione del 26 novembre, invitiamo tutte e tutt* a partecipare alla mobilitazione regionale e alle diverse iniziative locali, a partire dall’assemblea di venerdi 4 novembre, ore 16.30 presso la Casa dell’associazionismo di via della Viola.
Non una di meno!
Associazione Libera… mente donna (Pg-Tr)